Fotografo dal 1976, quando, all’ età di diciannove anni, ho acquistato la mia prima macchina fotografica Reflex: una Canon At-1, analogica naturalmente.
Era fatta, quattrocentomila lire e l’inizio di una passione senza fine.
L’ impressione di toccare il cielo con un dito è facile da comprendere per chi, come me, guardando per la prima volta dentro ad un obbiettivo ha realizzato che la magia di poter fermare il tempo non era più ridotta a pura immaginazione. Un grande potere per un piccolo strumento, non c’è che dire.
È dunque facile comprendere come quello sia stato il momento responsabile della mia futura diversa visione delle cose. Chi condivide con me questa passione potrà facilmente capire.
Ogni fine settimana trascorso fuori casa, ogni momento libero con gli amici era infatti diventato improvvisamente qualcosa di più: un’ occasione per sperimentare, per registrare volti e momenti, per vedere qualcosa là dove l’ occhio nudo è costretto ad arrendersi.
Come poi spesso accade, la vita, con la sua abilità nel far piani e stravolgere progetti, mi ha portato ad allontanarmi dalla mia macchina del tempo, per concentrami su nuovi obbiettivi in cui la fotografia, ahimè, era confinata in scatti rubati a vacanze estive.
Arriva il 2004, anno importante e da tenere bene a mente. Decido infatti, per diletto, di iscrivermi ad un corso di fotografia organizzato dall’ associazione “Fotoclub 8 Marzo” di Vestone.
Eccola lì, la vita, che quando meno te lo aspetti ti fa riscoprire un vecchio amore, impolverato, su una mensola.
Capito quindi l’ importanza del momento ho presto provveduto ad acquistare una Canon Eos 400, digitale questa volta, per poi ritrovarmi, non so come, con in mano la mia nuova 7D.
Devo ammettere che da quell’ istante ho sperimentato diversi generi di fotografia, appassionandomi a molti, scartandone pochi.
Ritratti, immagini sportive, di scena, di strada, di architettura, sono tutti generi di fotografia che mi catturano, mentre io, per assurdo, cerco di catturare loro. Adoro inoltre cercare un particolare, talvolta uno sguardo, qualcosa che altrimenti, se non lo si ferma subito, non tornerà più.
Ci sono poi giorni che passano alla ricerda dell’ idea di una fotografia. Di solito sono i migliori. Quando si percepisce di essere vicini a scoprire qualcosa di grande e ci si guarda in giro ovunque, perchè lo si sente, lei è lì e ti aspetta.
Il mio motto? Per fare una grande foto non serve una grande macchina ma una grande idea.
Canon, sempre e solo Canon